Per una scalinata (o per l’ascensore) si accede alla Cripta, nel cui centro spicca la suggestiva e meravigliosa statua in marmo, realizzata da Giovanni Prini (1877-1958), che riprende la scena del Figlio di Dio inginocchiato, in preghiera e in agonia nell’orto Getsemani, il Giovedì Santo, nel momento in cui accetta di compiere fino in fondo la volontà del Padre.
La statua è di una bellezza unica per l’intensa espressione del volto, per l’imponenza delle misure e perché, grazie al gioco di luce che si crea attorno, sembra quasi che Gesù sia sospeso sull’acqua, ma è tutto marmo.
Viso, mani e piedi di Gesù sono in marmo statuario di Carrara. La veste è di marmo rosso del Monte Amiata, mentre la roccia su cui il corpo si adagia è di pietra locale.
L’espressione intensa del volto di Gesù che si affida al Padre porta il pellegrino all’adorazione, alla meditazione e all’ascesi, tenendo davanti allo sguardo l’uomo dei dolori, il Servo sofferente, il Cristo in agonia. Da qui può trovare la forza di camminare sulle strade della propria vita.
Nell’altare di marmo bianco, ricavato da un blocco monolitico trovato nelle cave di Michelangelo (dalle quali provengono la Pietà della Basilica Vaticana ed il Mosè in San Pietro in Vincoli) è incastonata una maiolica con i Santi Sposi Giuseppe e Maria (la cui festa viene celebrata il 23 gennaio), realizzata con smalti fusi, opera di Vasco Nasorri.
Le pareti laterali sono rivestite di marmo verde, a piccoli tasselli rettangolari con una variazione di tono del verde. Il pavimento è di marmo con striature rosse, per richiamare la sudorazione di sangue di Gesù nella sua agonia.
Nelle pareti della Cripta sono affisse delle artistiche e moderne ceramiche, che rappresentano santi venerati nell’Italia meridionale. Partendo dalla destra, entrando nella Cripta, trovbiamo l’altorilievo realizzato dall’artista Enzo Rossi (1915-1998) raffigurante sia l’Immagine della Madonna del Granato (l’originale si trova nel vicino Santuario del Granato), sia l’Apostolo San Matteo, sia il papa San Gregorio VII (le spoglie mortali di entrambi si trovano nella Cattedrale di Salerno).
Segue, realizzata dall’artista Don manfredo Coltellini (1914-1970), l’immagine centrale del Crocifisso, con al lato sinistro San Giuglielmo Abate, FOndatore del Monastero di Montevergine e San Tommaso D’Aquino, Dottore della CHiesa; e al lato destro San Vito Martire, Patrono di Capaccio e San Francesco di Paola, Fondatore dell’Ordine dei Minimi.
L’artista Andrea Parini (1906 -1975) ha raffigurato, nel terzo altorilievo, gli Apostoli: in piedi San Pietro con le chiavi del Regno dei Cieli e San Paolo con la spada con cui fu martirizzato; seduti: Andrea (al lato di San Pietro) e San Tommaso (al lato di San Paolo). Segue l’opera di Enzo Assenza (1915-1981) con tre ceramiche. La prima raffigurare la martire Santa Lucia (Patrona di Siracusa) e il volto della Madonna delle Lacrime, venerata nella stessa città di Siracusa. La seconda raffigura Santa Rosalia, Patrona di Palermo e la Madonna di Custonaci, Patrona di Trapani.
La terza raffigurante la martire Santa Agata, Patrona di Catania e la piccola effige di Santa Maria in Coena Domini, venerata nel napoletano.
Poi possiamo ammirare tre ceramiche realizzate dall’artista sacerdote Don Manfredi Coltellini. La prima raffigurante: San Gennaro, Patrono di Napoli; il volto della Madonna dell’Arco, venerata nel napoletano; in ginocchio (lato sinistro di chi vede) i martiri San Desiderio e San Festo, che subirono il martirio insieme a San Gennaro e al lato destro Santa Patrizia, religiosa bizantina, morta nel napoletano.
La seconda, al centro della Cripta, alle spalle dell’altare, raffigurante l’effigie della Madonna di Pompei; in ginocchio, alla sinistra di chi vede, San Domenico, Fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori e Santa Caterina da Siena, Patrona di Italia e compatrona di Europa; alla destra il Beato Bartolo Longo, Fondatore della Basilica di Pompei e il Santo medico campano San Giuseppe Moscati.
La terza raffigurante San Nicola da Bari e in piccolo l’effige della Madonna di Costantinopoli, la cui devozione di diffuse nel sud Italia dopo l’arrivo dell’immagine proveniente da Bisanzio a causa delle persecuzioni iconoclaste.
Seguono ancora dell’artista Ugo Marinangeli (1917-1990) tre altorilievi raffiguranti, prima di tutto la Madonna di Bonaria, protettrice di Cagliari e San Salvatore Horta, laico professo dei Frati Minori Osservanti, morto a Cagliari nel 1767.
Poi i fratelli gemelli santi: San Benedetto da Norcia, fondatore della Abazia di Montecassino, raffigurato anche in preghiera nella grotta di Subiaco; e Santa Scolastica, fondatrice dell’ordine femminile benedettino.
La terza ceramica raffigura la Madonna della Sanità, Patrona della città di Martina Franca (TA); in piedi (a sinistra di chi vede) San Carlo da Sezze, religioso laico dei Frati Minori Riformati; seduto (a sinistra) San Gabriele dell’Addolorata, della Congregazione dei Passionisti, Patrono della Regione Abruzzi e protettore della gioventù cattolica italiana; in piedi (a destra) la giovane martire Santa Maria Goretti.
ÁI tre ultimi altorilievi in ceramica sono stati realizzati dall’artista Angelo Biancini ( 1911-1988) e raffigurano, il primo: il Beato Ludovico di Casoria (al c entro) dei Frati Minori Scalzi; a sinistra San Gerardo Maiella, e San
Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, fondatore della Congregazione dei Redentoristi.
Segue, poi, l’effigie della Madonna di Montevergine con la facciata del Santuario omonimo e di Sant’Antida Thouret, fondatrice delle Suore della Carità.
L’ultima ceramica rappresenta San Michele Arcangelo con il suo Santuario
di Monte Sant’Angelo
Nell’ultima nicchia c’è il quadro di San Giuseppe Marello, Vescovo di Aqui
e Fondatore degli Oblati di San Giuseppe, che reggono il complesso del
Getsemani
Nelle colonne centrali della Cripta ci sono sei anfore (che fungono da lampadario): furono trovate nel Mar Adriatico, sopra una nave mercantile affondata.
Quando fu costruito questo Santuario emersero i resti di un tempietto pagano dell’ VIII secolo avanti Cristo. Dai vetri protettivi si vedono quattro basi di pietra dove erano infissi i pilastri, probabilmente in legno.
Dalla Cripta, alzando lo sguardo dal foro a forma di stella, si può ammirare il tabernacolo della Chiesa superiore con le sue artistiche vetrate.